Joseph Sassoon's Blog

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Posted by Joseph Sassoon on January 20, 2020

Samsung Neon: arrivano i chatbot conversazionali umanoidi

La presentazione dei Neon a CES 2020, il grande evento sulla tecnologia tenutosi a inizio Gennaio a Las Vegas, ha fatto sensazione. Creati da Star Labs, il dipartimento di ricerca tecnologica avanzata di Samsung, i Neon sono stati descritti come “esseri virtuali creati con tecnica computazionale che appaiono e si comportano come umani reali, con la capacità di mostrare emozioni e intelligenza”.

Cosa sono esattamente i Neon e in cosa si differenziano dagli assistenti digitali che ci siamo abituati a conoscere (come Siri o Alexa, oppure Bixby, il digital assistant di Samsung)? I Neon, dice l’azienda, “sono più come noi, esseri viventi virtuali ma indipendenti, che possono mostrare emozioni e imparare dall’esperienza”.

Progettati per avere conversazioni in tempo reale e comportarsi come umani, i Neon non hanno (per ora) un corpo ma su uno schermo appaiono davvero quasi indistinguibili da come possono apparire degli esseri umani reali. Non la sanno lunga un po’ su tutto come i migliori assistenti digitali, tuttavia sono in grado di acquisire competenze specializzate, sviluppare memorie e interagire in un’ampia serie di compiti che richiedono un tocco umano.

Per quanto ancora in fase sperimentale, i Neon sembrano rappresentare un notevole passo avanti nella direzione dei chatbot conversazionali con caratteristiche umanoidi sempre più sofisticate. Cosa possono fare, e in che ruoli potrebbero essere impiegati? Secondo Pranav Mistry, il CEO di Neon e direttore di Star Labs, essi possono anzitutto essere “dei nostri amici, collaboratori o compagni”. Poi possono agire come umani artificiali in una quantità di ruoli in cui la componente emozionale è importante, quali insegnanti, operatori sanitari, receptionist, maestri di yoga, consulenti finanziari, portavoce, ma anche cronisti televisivi, pop star o attori cinematografici.

Per le aziende, naturalmente, i Neon potranno assumere una serie di ruoli, tutti da disegnare, anche nel customer care o come brand ambassador. Tale prospettiva si inserisce perfettamente nella traiettoria di sviluppo delle intelligenze conversazionali accennata sia nel mio ultimo libro Storytelling e Intelligenza Artificiale (FrancoAngeli 2019) sia nel testo del mio amico e collega Alberto Maestri Platform Brand (FrancoAngeli 2019).

Dalle supermodel virtuali di Balmain (che hanno lavorato per il lancio della stagione autunnale 2018 conquistando la copertina di Vogue) ai Neon il passo è breve, ma c’è di mezzo un grande salto sul terreno della tecnologia. Come avevamo notato nei nostri libri, le macchine stanno rapidamente evolvendo nel dare luogo a creature artificiali con un’eccezionale human-like appearance e in grado di interagire con noi in modi sempre più profondi e complessi.

Nel caso dei Neon, tale interazione è grandemente facilitata dal fatto che il loro tempo di risposta nella conversazione con gli interlocutori è di pochi millisecondi – ovvero, è in real time. E la loro capacità di esprimere emozioni, ad esempio, di sorriderci quando opportuno, non potrà che accrescerne l’interesse e l’attrattiva.

I Neon sono stati al centro del buzz a CES 2020, malgrado la tecnologia non sia ancora disponibile (andrà in beta test nei prossimi mesi) e nonostante alcune perplessità riguardanti il piano della privacy. In un comunicato stampa, Mistry ha cercato di rassicurare che i Neon sono stati progettati avendo i temi della privacy e della fiducia al primo posto. E ha osservato che “abbiamo sempre sognato questi esseri virtuali nella fantascienza e nel cinema. I Neon si integreranno col nostro mondo e serviranno come nuovi link a un futuro migliore”. Non tutti sono rimasti convinti, ma il progetto di Star Labs non si fermerà per questo. Pertanto, stay tuned.

Posted by Joseph Sassoon on May 3, 2019

L’intelligenza artificiale vince un importante concorso di moda

Alcune settimane fa DeepVogue, un software di intelligenza artificiale di Shenlan (‘Deep Blue’) Technology ha vinto il secondo premio all’International Competition of Innovative Fashion Design di Shanghai. Un concorso internazionale importante, al quale hanno partecipato 15 scuole di fashion design altamente qualificate come ESMOD, Istituto Europeo di Design, Tsinghua University Academy of Arts & Design e la China Academy of Art.

La vittoria è significativa perché è la prima volta che accade; e perché è un’altra prova del fatto che l’AI sta guadagnando capacità crescenti di operare nel campo della creatività. Certo la tecnologia di DeepVogue, come hanno riconosciuto i rappresentanti di Shenlan Technology, richiede notevoli input da parte di stilisti umani; ma poi il sistema utilizza il ‘deep learning’ (una tecnologia avanzata basata su reti neurali) per studiare ampi database di informazioni e quindi produrre modelli originali. Modelli a quanto pare di tale eleganza da conquistare il panel di 50 giudici della manifestazione, inducendoli a conferire a DeepVogue anche il “People’s Choice Award”.

Come ha notato un articolo di Enterprise Innovation, DeepVogue è stato costruito per verificare se l’AI possiede oggi quelle capacità di pensiero non lineare e ‘talento creativo’ necessari per dare vita a modelli in grado di figurare bene nelle più grandi sfilate di moda al mondo. Il risultato è decisamente positivo e sembra inaugurare un’epoca in cui la fashion industry sarà sempre più guidata dai driver paralleli dell’innovazione tecnologica e della creatività culturale.

Che l’AI riesca in questo campo, così sottratto alla logica, indubbiamente colpisce. La moda, nelle sue infinite variazioni di lunghezze, fogge, tagli, colori,  ha sempre avuto qualcosa di ineffabile, ciò che è all’origine dei costi a volte assurdi delle creazioni ritenute migliori. Ma se alcuni stilisti di gran successo possono vantare il tratto del genio, le macchine hanno dalla loro quello della potenza di elaborazione. DeepVogue ad esempio distingue 16 milioni di colori, e questo probabilmente può avvantaggiarlo nella scelta della tonalità vincente nella prossima stagione.

Questa incursione dell’intelligenza artificiale sul terreno del fashion design avviene nello stesso momento in cui la tecnologia fa passi straordinari sul terreno dello storytelling (come ho raccontato nel mio ultimo libro). Dimostrando in modo sempre più convincente, se ce ne fosse ancora bisogno, che gli algoritmi, pur basati su codici e principi matematici, hanno ottime carte da giocare anche quando si tratta di colpire la fantasia e l’immaginazione umana.

Posted by Joseph Sassoon on January 29, 2019

In uscita “Storytelling e Intelligenza Artificiale”

Da oggi il  mio ultimo libro è in libreria e può essere acquistato su Amazon. Di cosa parla? Le prime righe della quarta di copertina ne danno un’idea:

“Da tempi immemorabili, il racconto di storie è stato dominio esclusivo dell’uomo. Nessun’altra creatura vivente ha mai dato prova di questa particolare inclinazione, legata a prerogative tipicamente umane, come le capacità di elaborazione simbolica e di linguaggio. Da adesso in poi, però, con una cesura di rilievo storico ancora difficile da comprendere, raccontare storie potrebbe non essere più un’impresa soltanto umana. Sebbene nella fase attuale algoritmi e intelligenza artificiale tendano a intervenire principalmente con funzioni di aiuto, anch’essi possono essere considerati – sempre più – non solo meccanismi di riproduzione, ma veri e propri artefici di nuove storie e racconti. Questo passaggio è sbalorditivo ed emozionante”.

copertina

Il libro inquadra la transizione in cui ci troviamo, che sta portando i software, i sistemi artificiali, i robot a impadronirsi dei segreti dello storytelling. Quali ambiti sono toccati? Fra gli altri, il cinema, il giornalismo, il marketing, la pubblicità, i social media, la politica. Questo testo è una delle prime analisi compiute in argomento. Per saperne di più e capire cosa ci riserva il futuro su questo piano, non vi resta che leggerlo.

Posted by Joseph Sassoon on April 23, 2018

When Stories Will Be Told by Robots

Artificial Intelligence (AI) is becoming ubiquitous. We learn of stunning innovations due to AI, machine learning, augmented reality every day. Thus, it is only a matter of time before these extraordinary developments affect the world of storytelling too. In fact, the process has already started.

Photo by Alex Knight on Unsplash

Are you ready to be told new stories by robots? When do you think that could happen? For many, this idea is at the same time fascinating and troubling. When debating this issue at a recent Milan Digital Week conference, some issues kept popping up: How can machines create a meaningful story? Can they really involve us emotionally? Can stories based on algorithms be original? In general, there were more sceptics than believers. But in this area, like in many others, things are changing fast.

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Posted by Joseph Sassoon on February 11, 2018

The most enduring ad ever

The seamless launch of the Falcon Heavy by Elon Musk’s SpaceX initiative last week is an impressive success: the rocket is incredibly big and powerful, and its technical advancement is such that NASA is now interested in purchasing some of its next flights.

That’s an extraordinary accomplishment. But what really struck me is the branding and advertising feat attached to it. As is widely known, the Falcon Heavy brought to space Elon’s Musk personal Tesla Roadster, and the car is possibly bound to remain fully exposed in orbit for… a billion years.

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