Alcune settimane fa DeepVogue, un software di intelligenza artificiale di Shenlan (‘Deep Blue’) Technology ha vinto il secondo premio all’International Competition of Innovative Fashion Design di Shanghai. Un concorso internazionale importante, al quale hanno partecipato 15 scuole di fashion design altamente qualificate come ESMOD, Istituto Europeo di Design, Tsinghua University Academy of Arts & Design e la China Academy of Art.
La vittoria è significativa perché è la prima volta che accade; e perché è un’altra prova del fatto che l’AI sta guadagnando capacità crescenti di operare nel campo della creatività. Certo la tecnologia di DeepVogue, come hanno riconosciuto i rappresentanti di Shenlan Technology, richiede notevoli input da parte di stilisti umani; ma poi il sistema utilizza il ‘deep learning’ (una tecnologia avanzata basata su reti neurali) per studiare ampi database di informazioni e quindi produrre modelli originali. Modelli a quanto pare di tale eleganza da conquistare il panel di 50 giudici della manifestazione, inducendoli a conferire a DeepVogue anche il “People’s Choice Award”.
Come ha notato un articolo di Enterprise Innovation, DeepVogue è stato costruito per verificare se l’AI possiede oggi quelle capacità di pensiero non lineare e ‘talento creativo’ necessari per dare vita a modelli in grado di figurare bene nelle più grandi sfilate di moda al mondo. Il risultato è decisamente positivo e sembra inaugurare un’epoca in cui la fashion industry sarà sempre più guidata dai driver paralleli dell’innovazione tecnologica e della creatività culturale.
Che l’AI riesca in questo campo, così sottratto alla logica, indubbiamente colpisce. La moda, nelle sue infinite variazioni di lunghezze, fogge, tagli, colori, ha sempre avuto qualcosa di ineffabile, ciò che è all’origine dei costi a volte assurdi delle creazioni ritenute migliori. Ma se alcuni stilisti di gran successo possono vantare il tratto del genio, le macchine hanno dalla loro quello della potenza di elaborazione. DeepVogue ad esempio distingue 16 milioni di colori, e questo probabilmente può avvantaggiarlo nella scelta della tonalità vincente nella prossima stagione.
Questa incursione dell’intelligenza artificiale sul terreno del fashion design avviene nello stesso momento in cui la tecnologia fa passi straordinari sul terreno dello storytelling (come ho raccontato nel mio ultimo libro). Dimostrando in modo sempre più convincente, se ce ne fosse ancora bisogno, che gli algoritmi, pur basati su codici e principi matematici, hanno ottime carte da giocare anche quando si tratta di colpire la fantasia e l’immaginazione umana.