La presentazione dei Neon a CES 2020, il grande evento sulla tecnologia tenutosi a inizio Gennaio a Las Vegas, ha fatto sensazione. Creati da Star Labs, il dipartimento di ricerca tecnologica avanzata di Samsung, i Neon sono stati descritti come “esseri virtuali creati con tecnica computazionale che appaiono e si comportano come umani reali, con la capacità di mostrare emozioni e intelligenza”.
Cosa sono esattamente i Neon e in cosa si differenziano dagli assistenti digitali che ci siamo abituati a conoscere (come Siri o Alexa, oppure Bixby, il digital assistant di Samsung)? I Neon, dice l’azienda, “sono più come noi, esseri viventi virtuali ma indipendenti, che possono mostrare emozioni e imparare dall’esperienza”.
Progettati per avere conversazioni in tempo reale e comportarsi come umani, i Neon non hanno (per ora) un corpo ma su uno schermo appaiono davvero quasi indistinguibili da come possono apparire degli esseri umani reali. Non la sanno lunga un po’ su tutto come i migliori assistenti digitali, tuttavia sono in grado di acquisire competenze specializzate, sviluppare memorie e interagire in un’ampia serie di compiti che richiedono un tocco umano.
Per quanto ancora in fase sperimentale, i Neon sembrano rappresentare un notevole passo avanti nella direzione dei chatbot conversazionali con caratteristiche umanoidi sempre più sofisticate. Cosa possono fare, e in che ruoli potrebbero essere impiegati? Secondo Pranav Mistry, il CEO di Neon e direttore di Star Labs, essi possono anzitutto essere “dei nostri amici, collaboratori o compagni”. Poi possono agire come umani artificiali in una quantità di ruoli in cui la componente emozionale è importante, quali insegnanti, operatori sanitari, receptionist, maestri di yoga, consulenti finanziari, portavoce, ma anche cronisti televisivi, pop star o attori cinematografici.
Per le aziende, naturalmente, i Neon potranno assumere una serie di ruoli, tutti da disegnare, anche nel customer care o come brand ambassador. Tale prospettiva si inserisce perfettamente nella traiettoria di sviluppo delle intelligenze conversazionali accennata sia nel mio ultimo libro Storytelling e Intelligenza Artificiale (FrancoAngeli 2019) sia nel testo del mio amico e collega Alberto Maestri Platform Brand (FrancoAngeli 2019).
Dalle supermodel virtuali di Balmain (che hanno lavorato per il lancio della stagione autunnale 2018 conquistando la copertina di Vogue) ai Neon il passo è breve, ma c’è di mezzo un grande salto sul terreno della tecnologia. Come avevamo notato nei nostri libri, le macchine stanno rapidamente evolvendo nel dare luogo a creature artificiali con un’eccezionale human-like appearance e in grado di interagire con noi in modi sempre più profondi e complessi.
Nel caso dei Neon, tale interazione è grandemente facilitata dal fatto che il loro tempo di risposta nella conversazione con gli interlocutori è di pochi millisecondi – ovvero, è in real time. E la loro capacità di esprimere emozioni, ad esempio, di sorriderci quando opportuno, non potrà che accrescerne l’interesse e l’attrattiva.
I Neon sono stati al centro del buzz a CES 2020, malgrado la tecnologia non sia ancora disponibile (andrà in beta test nei prossimi mesi) e nonostante alcune perplessità riguardanti il piano della privacy. In un comunicato stampa, Mistry ha cercato di rassicurare che i Neon sono stati progettati avendo i temi della privacy e della fiducia al primo posto. E ha osservato che “abbiamo sempre sognato questi esseri virtuali nella fantascienza e nel cinema. I Neon si integreranno col nostro mondo e serviranno come nuovi link a un futuro migliore”. Non tutti sono rimasti convinti, ma il progetto di Star Labs non si fermerà per questo. Pertanto, stay tuned.